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In villa

Ho riletto questo libro dopo decenni, quasi ne avevo dimenticato dei passaggi, ma come la prima volta mi ha rapito e l’ho letto tutto d’un fiato.

Si tratta di un breve racconto dove gli ingredienti principali si affidano a dei cliché: una bellissima donna con una storia d’amore tormentata e che l’ha segnata, 2 pretendenti molto diversi tra loro, un fatto di sangue che rivoluziona le dinamiche.

Ma la visione dell’essere umano di Maugham ne delinea degli aspetti ben profondi utilizzando un po’ di cinismo e una marcata vena amara.

In questo libro sono le 3 tipologie di relazione le vere protagoniste.

Siamo negli anni’40 sulle colline adiacenti Firenze.
Mary è una giovane vedova inglese ospite di amici in una bellissima e antica villa. Ha amato tantissimo il suo defunto marito che le ha fatto vivere un matrimonio di sofferenza. Lui dedito al vizio del gioco e all’alcol è riuscito a donarle più umiliazioni che amore. Ma Mary lo ha sempre perdonato, ha passato il tempo cercando di cambiarlo, o per dirlo con parole sue, di guarirlo. Racconta della rabbia e della frustrazione iniziale, racconta delle liti per finire nella rassegnazione. Perché è arrivata al punto di preferire che lui andasse con altre donne in quelle sere che si ubriacava piuttosto che essere costretta a fare sesso con lui. Un sesso brutale e umiliante. Impossibile per lei lasciarlo, perché nei momenti di debolezza del marito lei si identificava come l’unica sua ancora, la sua infermiera.

La natura umana è un’affascinate galassia, il mio pianeta è quello delle relazioni.

Che quello non fu amore Mary se ne renderà conto solo dopo la morte del marito, che vive in modo liberatorio.

Anche a me è capito di avere un rapporto con uomo che potrei definire “malato”, un rapporto in cui la serenità non è mai stata presente nelle nostre dinamiche. Conosco bene quel senso di liberazione che si prova al momento della fine.

Passiamo ai 2 pretendenti:

Edgar, un uomo più grande di lei di parecchi anni, grande amico del compianto padre, ricco, di successo, ambizioso, gentile nei modi, innamorato dai quindici anni di Mary tanto da rimanerle accanto nel suo percorso di vita

Rowley, giovane ricco ereditiero, prende la vita con estrema leggerezza, arrogante, decisamente spavaldo, poco incline alle responsabilità, un mascalzone con le donne ma dotato di sex appel.

Ed ecco la nostra Mary che si troverà combattuta tra 2 uomini che le propongono in modo diverso di sposarla. Il dubbio, le perplessità, il diverso modo di approcciare ai 2 uomini ci regala uno spaccato della sfera emotiva attraverso cui molte donne sono dovute passare nel loro percorso.

Anche se decisamente leggero come romanzo non può che far riflettere sulle dinamiche dei vari rapporti, su come noi donne ci lasciamo affascinare da caratteristiche maschili dalle quali invece dovremmo fuggire.
Al contempo ci troviamo a valutare la sicurezza e la solidità spesso rinnegandole.

Ci si trova a meditare su scelte personali o vissute tramite terze persone, di quanto impatto possano avere degli eventi emotivamente forti sulle nostre decisioni.
Impossibile che nel nostro percorso di vita non ci sia trovati in una situazione simile, più o meno intensa.

Il finale è piuttosto scontato e la frase conclusiva è un cliché utilizzato anche troppo, ma in fondo si tratta di una frase che noi tutti ci siamo detti o ci siamo sentiti dire almeno una volta nella vita:

Tesoro, la vita è fatta per questo…rischiare

Si chiude il libro sorridendo con un dubbio: a volte i meccanismi dell’amore sono più infidi e subdoli di quelli di un omicidio.

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