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Previsione Affettiva

Cos’è la previsione affettiva? Mai sentita?

In inglese affective forecasting, sintetizzando semplicisticamente il concetto: la previsione affettiva prevede come ci si sentirà in futuro.

Kahneman e Snell hanno cominciato la ricerca sulle previsioni edonistiche nei primi anni 1990, esaminando il suo impatto sul processo decisionale, l’idea di fare previsioni sul futuro, cognitivamente parlando.

Ma gli psicologi Timothy Wilson e Daniel Gilbert hanno studiato ulteriormente l’idea. Hanno esaminato se una persona può stimare i propri sentimenti futuri. Per esempio, sposare una certa persona porterebbe felicità? O un trasferimento in una certa città spinta il proprio stato d’animo? La coppia ha coniato il termine previsione affettiva negli anni ’90.

Durante la ricerca ,Wilson e Gilbert, hanno scoperto che le persone giudicano male ciò che li renderà felici e hanno difficoltà a vedere attraverso il filtro del presente.
Hanno anche scoperto che come le persone si sentono nel momento di previsione li acceca, colorando le decisioni che prenderanno.

Spesso la previsione è carica di gioia o di felicità, che poi non corrisponderà alla realtà. Esempio: quando una persona vuole un determinato oggetto, come un’auto di lusso, quella persona anticipa un’immensa gioia prolungata. Tuttavia, nel corso del tempo, quella gioia di possedere quell’auto si dissipa, e nel momento che la otterrà si sentirà frustrato per non aver provato quanto ipotizzato. Questo crea un precedente, quindi, la volta successiva, tenderemo a ridimensionare la nostra aspettativa, a volte arrivando a pensare il peggio.

Provate a fermarvi un minuto e cercate di vedere se vi capita di affidarvi alla previsione affettiva.

Affidarsi incondizionatamente alla teoria della previsione affettiva , a mio parere, non è consigliabile. Dobbiamo ricordarci che  le emozioni e le sensazioni che proviamo sono destinate a cambiare nel tempo, inesorabilmente. Gli eventi quotidiani, più o meno grandi, che ci troviamo ad affrontare modificano  il nostro modo di agire e di ragionare.

Secondo la ricerca Wilson e Gilbert chi prova a prevedere come si sentirà in futuro, basandosi sull’esperienza passata, cerca di:

  • capire se le sensazioni saranno positive o negative;
  • dare un nome preciso all’emozione o alla sensazione che proverà
  • prevedere quanto durerà l’emozione o la sensazione che l’investirà
  • prevedere quanto saranno intense le sensazioni che sperimenterà sulla sua pelle

La tesi sviluppata dai due studiosi americani afferma che la maggior parte delle persone riesce a prevedere, con una certa facilità, se una determinata situazione provocherà sensazioni positive o negative (ovvero se le farà stare bene o male), ma fatica la valutazione su quanto intense esse saranno e per quanto tempo dureranno.

Ovviamente anche delineare con un’etichetta l’emozione o la sensazione futura è precaria come previsione, perché non si tiene conto di tutte le variabili che possono intervenire nel momento in cui l’evento si verifica che può portare con se altri tipi di emozione, a volte contraddittorie. Questo aspetto tendiamo a sottovalutarlo tutti.

La previsione affettiva che può aiutare a calcolare alcuni margini di manovra – sia nell’ambito della vita privata che in quello della vita professionale – è solo una delle tante lenti attraverso cui possiamo tentare di leggere la realtà che ci circonda. Chi si illude di avere pieno potere su questa capacità potrebbe ritrovarsi con un pugno di mosche in mano e tanta confusione nella testa.

In sostanza per quanto possiamo conoscere noi stessi, ci è impossibile prevedere con esattezza le sensazioni che sperimenteremo in futuro.

Non dobbiamo dare mai nulla per scontato e dobbiamo essere pronti ad affrontare le situazioni presenti, basandoci più su quello che siamo diventati che su quello che siamo stati.

Niente al mondo si può immaginare prima. Tutto è costituito da tanti elementi unici che non possono essere previsti

Nostradamus

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