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Controllo coercitivo nelle relazioni i 4 modelli più comuni

Quando parliamo di violenza domestica o coniugale pensiamo immediatamente a un palese abuso fisico o emotivo. Tuttavia, c’è un’altra forma di abuso che spesso vola sotto il radar:

Il controllo coercitivo 

si tratta di una forma di abuso psicologico ed emotivo che si basa sul controllo, la manipolazione e l’oppressione. Generalmente le persone di età compresa tra 18 e 29 anni sono a più alto rischio. Ma i fattori di rischio più comuni includono: una bassa istruzione o un basso reddito, dipendenza emotiva o finanziaria, bassa autostima e una storia di abusi fisici.

Il controllo coercitivo consiste nell’uso continuo e crescente di strategie manipolative che negano alla vittima la propria autonomia e il senso di sé. Squilibrio di potere, sfruttamento psicologico ed emotivo sono usati per danneggiare sistematicamente una persona.

Ciò che spesso rende il controllo coercitivo molto nocivo è che da un punto di vista emotivo, cognitivo e psicologico il danno non viene immediatamente riconosciuto e la vittima, appunto, potrebbe non riconoscere di essere controllata o manipolata fino a quando la sua stima, il senso di sicurezza e l’autonomia non sono stati annullati. Questo perchè segni evidenti di abuso fisico o verbale possono non essere evidenti e la vittima rimane in uno stato di dubbio e incertezza, domandandosi se ciò che vive è reale o meno.

Questi sono i 4 più comuni tra i modelli osservati di controllo coercitivo

1. Limitare l’autonomia

Quando si è all’interno di una nuova relazione è comune credere che una persona che vuole trascorrere ogni momento con il proprio partner sia un segno di passione/innamoramento/dedizione. Ma tutto ha un limite, è necessario valutare e ridimensionare questa eventuale richiesta, soprattutto se include qualcuna tra queste: chiedere di ridurre le ore lavorative o essere spronati al licenziamento (mascherando con “così passiamo più tempo insieme e non preoccuparti alle spese ci penso io”), limitare l’accesso agli spostamenti e incentivare l’accompagnamento (mascherando con “mi prendo cura di te”), chiedere di sentire e vedere meno gli amici arrivando a respingere le chiamate in arrivo (mascherando con “il tempo passato insieme è solo nostro”), svalutare costantemente la scelta degli amici dell’altro, trovare difetti nei loro hobby o insistere sul fatto che forniscano una prova che convalidi i loro spostamenti (mascherando con “mi preoccupo/mi interesso a te”).

Non tralasciamo l’aspetto della gelosia lamentando il tempo trascorso con parenti/amici anche online (mascherando “è solo un segnale che io tengo a te e tu dovresti dedicarmi le stesse attenzioni se non di più)

Questo tipo di comportamento viene definito come “sindrome del cavaliere bianco”, in cui il partner controllante passa sempre come l’eroe. Quando invece l’obiettivo è quello di mantenere la vittima dipendente da loro finanziariamente, emotivamente e psicologicamente.

2. Uso della tecnologia

In questo caso il piano di azione può essere molto ampio.

Una persona può insistere per posizionare telecamere in casa come sistema di sicurezza o può utilizzare la sorveglianza bidirezionale per parlare con il proprio partner. La giustificazione data è quella di mantenere il proprio partner al sicuro o di fargli compagnia mentre sono al lavoro, ovviamente non si tratta di altruismo ma solo di controllo.

Allo stesso modo, le restrizioni possono essere poste sui computer o sui telefoni, limitarne l’uso ma anche richiedendone le password (mascherando con “così posso aiutarti se insorge un problema o ti aiuto a gestire gli impegni”), possono arrivare ad hackerare i devices o a posizionare un localizzatore GPS sull’auto.

In questo caso la maschera è quella di protezione del partner o della casa, ma la realtà è che si tratta di monitoraggio e sorveglianza.

3. Intimità e sesso usati come potere o controllo

Segni evidenti di controllo coercitivo possono essere basati sul dare suggerimenti insistenti su cosa indossare, cosa fare o meno nella sessualità e con che modalità e frequenza. Importante: Esiste una linea sottile tra gioco intimo e forzatura.

Quando il sesso o l’intimità sono usati come potere e controllo la maschera utilizzata è “il voler ravvivare la relazione” o “provare qualcosa di nuovo”. La manipolazione può includere suppliche, complimenti, promesse o lodi. Ciò che può iniziare come un’esperienza una tantum può diventare uno schema fisso. Anche rifiutarsi di utilizzare il preservativo è una tecnica frequentemente utilizza.

4. Monitoraggio della salute e del corpo del partner

La maggior parte delle tattiche di controllo coercitivo non richiedono un intervento medico immediato, il che le rende più difficili da rintracciare. Tuttavia, alcune tattiche possono virare verso la necessità di un intervento medico quando la salute fisica di qualcuno è controllata o compromessa.

Questo avviene quando il controllante richiede al partner di attenersi ad un programma giornaliero più o meno serrato per “avere un aspetto migliore” o “perdere peso per essere più attraente”. Complimenti e rinforzo positivo intermittente vengono utilizzati come arma di controllo visto che il programma può includere dieta alimentare, attività fisica, ritmo del sonno (il tutto mascherato con “è solo per te e per la tua salute). Ovviamente il controllato entra in un senso di frustrazione e vergogna oltre che di smarrimento non percependo questo atteggiamento come nocivo.

Le vittime

Come detto il controllo coercitivo è una forma pericolosa di abuso perché può passare inosservato. Invece di insulti, una vittima può ricevere complimenti, elogi o “attenzioni” per aver rispettato “le regole”. Le persone vittime del controllo coercitivo diventano ansiose, spaventate, a volte disperate ma sempre disorientate, attribuendosi così la colpa e la responsabilità di aver innescato i comportamenti del partner arrivando a pensare di aver fatto qualcosa di “sbagliato”. Il sentimento più comune è quello di sentirsi in ostaggio.

Andarsene può essere molto difficile, soprattutto se la relazione perdura da anni, ma nessuno merita di vivere nella morsa dell’abuso.

Chiedi aiuto ad un terapeuta.


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