Una triangolazione può innescarsi in ogni scenario: familiare, affettivo, sociale e lavorativo.
Spesso si tratta di relazioni non sane e manipolatorie che portano a disagio e sofferenza.
Secondo Stephen Karpman, analista transazionale americano, esiste un modello in grado di spiegare queste dinamiche, che ha chiamato triangolo drammatico. Karpman ritiene che in molte interazioni le persone rispettino una sorta di schema, in cui recitano la propria parte come se seguissero un copione, chiamati anche “giochi psicologici”. Questo schema è rappresentato da un triangolo, in cui a ogni vertice corrisponde un ruolo.
E se proprio tu fossi uno degli interpreti?
Anche se in questo schema vediamo solo tre lati, è importante capire che in tali relazioni ci possono essere molte più persone, in qualsiasi momento. Persino un intero gruppo! Soprattutto è fondamentale realizzare che le persone possono scambiarsi di ruolo. Così facendo i partecipanti non solo intossicano la vita ai loro cari e conoscenti, ma anche a se stessi.
Vediamo le caratteristiche dei 3 ruoli: il Persecutore, la Vittima e il Salvatore.
Persecutore: fossimo davvero nel copione di un film sarebbe ” il cattivo “. Si relaziona soggiogato da una convinzione “È tutta colpa tua!”. Criticano e incolpano, fissano limiti rigorosi, sono controllanti, rigidi, autorevoli, spesso arrabbiati, a volte sgradevoli. Mantengono la vittima oppressa da minacce e bullismo. Crede fermamente di essere nel giusto avendo una vera paura di essere visto “fare un passo indietro” o “diventare una vittima”. Per questo motivo non possono piegarsi, non possono essere flessibili, non possono essere vulnerabili, non possono essere umani. Non risolvono alcun problema e non aiutano nessun a risolverli.
Vittima: convinzione di base “povero me!” Si considera vittimizzato, oppresso, impotente, indifeso, senza speranza e debole. Appaiono super sensibili, cercando un trattamento di riguardo dagli altri. Possono negare qualsiasi responsabilità verso la loro circostanza e rifiutare tassativamente di avere il potere di cambiare tale situazione. Sono sempre alla ricerca di un soccorritore per “essere salvati”, spesso se ricevono un rifiuto a tale richiesta lo percepiscono come un persecutore. Il passo a “tutto il mondo mi odia” è rapidissimo. Hanno reali difficoltà a prendere decisioni, risolvere problemi, provare gratitudine, trovare piacere nella vita o comprendere i loro comportamenti che si autoperpetuano.
Soccorritore: il loro mood è “Lascia che ti aiuti!” I soccorritori lavorano sodo per aiutare e prendersi cura di altre persone, e hanno persino bisogno di aiutare altre persone per sentirsi bene con se stesse, trascurando le proprie esigenze o non assumendosi la responsabilità di soddisfare i propri bisogni. Si tratta di persone che soffrono di co-dipendenza, non possono permettere alla vittima di avere successo o migliorare da sola perché si nutrono della dipendenza della vittima manipolandola con il senso di colpa. Si tratta di persone tormentate, sempre oberate, molto stanche, alimentano rabbia nei confronti del persecutore. L’obiettivo di ogni suo consiglio e azione non è un vero aiuto, ma un tentativo di autoaffermarsi.
In realtà non è neanche un vero triangolo se lo osserviamo da vicino. Se partiamo dal supposto che tutti possiamo alternarci di ruolo passando da persecutori a vittime, da vittime a salvatori, e così via… diventa un vero e proprio circolo vizioso in cui Il Persecutore insegue instancabilmente la Vittima. Lei, a sua volta, soffre e si lamenta con il Salvatore, che la conforta e inizia a “salvare”.
A volte i ruoli possono durare per anni soddisfando i bisogni malsani di ogni giocatore (per esempio in una famiglia), precludendo degli elementi fondamentali in una relazione: amore, sostegno e serenità
Uno degli aspetti più complessi è che le persone coinvolte nel triangolo del dramma di Karpman non riescono a considerarsi vittime, persecutori o salvatori. Credono che il loro ruolo sia perfettamente logico e obbedisca a ragioni convincenti. Vedono solo parte della situazione. Sebbene Karpman ha descritto questo triangolo più di cinquant’anni fa, può ancora applicarsi alle nostre relazioni di oggi. Lo spiegò come un modello sociale di interazione umana in cui esiste una mappa delle interazioni distruttive che possono verificarsi tra le persone in conflitto.
E’ possibile distaccarsi e uscire da questi giochi psicologici?
Si.
Prima di tutto è necessario focalizzarsi su 3 obbiettivi:
- L’intenzione – voler vivere relazioni libere, armoniose e responsabili
2. Consapevolezza – essere coscienti dei propri meccanismi e imparare a disinnescare quelli che potrebbero essere dannosi per noi e per gli altri
3. Autostima – Fiducia e stima in noi stessi, possiamo essere ciò che siamo, siamo liberi di essere ciò che siamo.
Subito dopo è necessario lavorarci e intraprendere un percorso per riuscire a raggiungere ognuno dei 3 obbiettivi e sviluppare una competenza o un’ abilità.